Immagine di copertina dell'articolo foto fatte bene o male del blog duzimage. Dietro le quinte scatto per Damiani occhiali

Lavori fotografici fatti bene e fatti male

Non ci sono foto facili o difficili, bensì lavori fatti bene o fatti male e le strade che portano ad uno o all’altro ovviamente sono tante: test di illuminazione, detti anche pre-light, ed un’efficace comunicazione tra le parti sono fondamentali per cercare di far rientrare il nostro lavoro nella prima categoria.
Ovviamente sul web di ciascun fotografo (serio e professionale) vediamo solo il meglio e spesso la cosa, oltre ad essere d’ispirazione, può portare ad una punta di frustrazione soprattutto se si é insicuri e non si tiene a mente quello che ho appena scritto:

vediamo solo il meglio di ognuno

Dietro le quinte di tutti i fotografi, famosi o meno, si celano anche immagini di scarso successo e, dai esagero, eseguite semplicemente male. Attenzione, non sto puntando il dito e non sto criticando i miei colleghi dato che appunto criticare é facile, soprattutto quando non si conoscono le dinamiche che hanno portato alla buona o cattiva esecuzione di uno scatto. Una delle cause più frequenti? Semplicemente lo scatto non c’era: nel senso che la scena proposta al o dal fotografo non aveva contenuti interessanti o collaborativi (nel caso di un modello per esempio). Insomma, per farla breve, nel mio lavoro é un attimo colpire male la palla e mandarla in rete (occhio, parlo di tennis, non calcio!).

Prepararsi é dunque fondamentale, quantomeno per ridurre il fattore rischio o imprevisti. Ho già scritto un articolo sulla fase di pre-produzione rimanendo però più sul generico.
Qui cercherò di entrare un po’ più nel dettaglio esponendo gli step che hanno portato alla realizzazione di uno scatto recente, realizzato per Damiani Occhiali e diretto da Alessandra di In Immagine.

Come sempre la comunicazione tra le parti é fondamentale perché il fotografo possa indirizzare i primi test di luce nella direzione giusta. Tonalità e mood desiderati dal cliente dettano la direzione e tipologia di luce che plasmeranno la fotografia. Ovviamente la comunicazione non é unidirezionale, soprattutto quando si ha la fortuna di collaborare con persone come Alessandra, sempre attenta ed interessata all’opinione del fotografo. É stato quindi mio compito avanzare idee e proposte anche sulla base di scatti realizzati in passato. Spesso il cliente non vuole un mero esecutore tecnico, ma qualcuno che possa consigliare o mettere sul tavolo nuove idee.
Superata questa prima fase, sono solito iniziare a fare ciò che soprattutto in cinematografia viene chiamato un “pre-light” ossia, con il mio assistente Sebastiano Bongi Tomà, ci mettiamo in studio ed iniziamo a costruire lo scatto, tassello dopo tassello.

Primo test di pre-light: Profoto D1 + B1. Ombrello 7′ + Deep Octa Rotalux
Sebastiano Bongi Tomà in un test per ADV Damiani Occhiali

La prima cosa é il set / sfondo che può andare da un fondo neutro (bianco, nero, tinta unita) ad una vera e propria ambientazione con props (oggettistica di vario genere), mobili ecc. In questo caso specifico volevamo una tinta unita con un minimo di texture (poi scartata) e profondità (creata dalle ombre) mantenendo il tutto molto pulito ed elegante.
É fondamentale, soprattutto quando si tratta di un accessorio indossato da un modello, non perdere di vista il soggetto principale, la star… ossia l’accessorio; certo, si tratta di un ritratto ed in questo caso soggetto ed accessorio devono alimentarsi a vicenda ma quel qualcosa in più va sempre nella direzione del prodotto/accessorio.

Volevamo ottenere una luce morbida, con un certo carattere classico ed elegante senza perdere informazione nelle ombre e per questo abbiamo utilizzato, come luce di riempimento subito dietro alla macchina fotografica, un Profoto B1 con un grande ombrello munito di diffusore, ammorbidendo ulteriormente la luce con un secondo telo di diffusione.

In questo modo eravamo certi di non avere delle luci speculari sulla fronte di Sebastiano e peggio ancora sugli occhiali durante lo scatto definitivo.

Nella maggior parte dei casi, se possibile ovviamente, cerco di scattare in modalità “tethering” ossia collegando la macchina al computer per poter valutare l’immagine su uno schermo calibrato e molto più grande del semplice LCD della macchina stessa. Questo permette inoltre di applicare delle regolazioni base preliminari per avere una sorta di anticipazione di quella che poi potrà essere una post-produzione accurata.

screenshot della finestra Capture One Pro 11
Screenshot di Capture One Pro 11 con prima e dopo la post-produzione base

Se e quando soddisfatto, invio delle immagini esempio al direttore creativo, in questo caso Alessandra per capire se ho interpretato bene le sue indicazioni o semplicemente, se la mia “visione” é compatibile con le sue necessità e richieste.

Dopo uno scambio di messaggi e telefonate abbiamo deciso che questo poteva essere un punto di partenza per lo scatto del giorno dopo, ritoccando  il setup delle luci in base al nostro soggetto, l’abbigliamento ed ovviamente la resa dell’occhiale.

MUA Francesca mentre trucca Mattia per lo scatto ADV Damiani Occhiali
Francesca (MUA) prepara Mattia allo scatto sulla base delle indicazioni ricevute

Quando il budget lo permette (a volte uno scambio di servizi può essere utile per le parti coinvolte), cerco sempre di avere un/una make-up artist sul set e questo non solo per le solite funzioni del make-up ma anche per velocizzare il mio lavoro di ritocco in fase di post produzione. Entrerò magari più nel dettaglio con un altro articolo.

Quando la MUA (make-up artist) ha completato il proprio lavoro, finalmente, portiamo il modello sul set… bugiardo… ammetto che più di una volta abbiamo disturbato Francesca rubandole il modello per dei test di illuminazione. Alessandra ed io studiamo attentamente gli scatti preliminari, facciamo valutazioni su tonalità, intensità delle luci (alteluci ed ombre), sfondo e soprattutto se la foto é funzionale all’impaginazione nei distinti formati in cui verrà sfruttato lo scatto.

Cosa assolutamente da non sottovalutare: é di vitale importanza sapere da subito se sarà necessario uno scatto orizzontale, verticale, quadrato o tutti e tre.

Quando non si hanno direttive in merito meglio fare qualche foto in più… del resto i pixel sono gratis (se non si considera lo spazio di archiviazione).

scatto BTS della foto ADV Damiani Occhiali 2018
Ultime valutazioni di illuminazione e taglio con il soggetto sul set

In base alla strada che si sceglie, lo schema da illuminazione può essere estremamente semplice (non per questo meno efficace) oppure un po’ più complesso soprattutto se si é dei maniaci compulsivi come il sottoscritto.
Come già scritto, le ombre per questo scatto venivano “alleggerite” con una morbida luce di riempimento, mentre la luce principale (Profoto D1 con Rotalux Deep Octa) é stata letteralmente diretta, scolpita, accentuata a tratti e ridotta in altri. Abbiamo quindi aggiunto due “bandiere” Westcott per tagliare e ridurre l’intensità della luce diretta principalmente sul viso / occhiali indossati da Mattia.
Le bandiere non sono altro che delle tele a trama più o meno fitta che riduce più o meno la luce filtrante.
Se uno scrittore ha infiniti aggettivi per plasmare la propria storia, così anche il fotografo ha a disposizione strumenti per guidare e plasmare la luce. Del resto una storia può essere raccontata in modi differenti, alcuni più efficaci di altri.

planche contact del servizio di ADV per Damiani Occhiali
Planche-contact di Capture One Pro 11

Arrivati a questo punto non ci resta che iniziare a scattare senza pensare più a luce, cliente, formati ecc. ma solo a comunicare con il soggetto, guidare e farsi guidare cercando di evitare momenti di silenzio eccessivamente lunghi. Rimanere in contatto con chi si trova dall’altra parte dell’ottica é importante per mantenerli a proprio agio, per rassicurarli che tutto sta andando per il meglio.

Scattare, scattare e scattare ancora buttando di tanto in tanto un occhio alla “planche-contact” (molto più elegante di “thumbnails”) fornita dal software con cui state scattando in tether. Qui si tratta solo di trovare la posa e l’espressione che fa al caso vostro. Se la luce funziona, le due cose si rafforzeranno a vicenda.

Se tutto funziona, se ho fatto il possibile per prepararmi allo scatto, per trovare la luce che ritengo più adatta alla storia che mi hanno chiesto di raccontare, se il mio soggetto collabora, se il direttore creativo, il cliente e tutte le persone coinvolte nel servizio hanno contribuito positivamente e creativamente allo svolgimento del lavoro, non mi resta che rilassarmi e godermi al massimo il momento che amo di più del mio lavoro: quello in cui premo il bottone che fa alzare lo specchio, partire le tendine e permettere alla luce di scrivere sul sensore.

immagine ADV Damiani Occhiali 2018
Uno dei due scatti scelti per le due campagne Damiani Occhiali

Rispondi